La Val di Stava
Situata in Trentino, più precisamente sulla destra orografica di Fiemme, la valle di Stava è il solco vallivo che si estende geograficamente da nord-est a sud-ovest, sud, incurvandosi leggermente al suo centro all’altezza della conca di Stava. Viene percorsa dal rio omonimo che nasce nel gruppo dolomitico del Latemar (2846 m) e sfocia nel torrente Avisio, dopo un percorso di 8.5 km.
La valle è incorniciata da alcune montagne delle Dolomiti Occidentali che, dal 2009, sono parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. A nord della vallata si trova la catena del Latemar (2846 m), formata da rocce di tipo dolomitico e magmatico che, con le sue alte guglie bianche va a segnare il confine con la vicina Val d’Ega in provincia di Bolzano. Sulle due sponde orografiche laterali si trovano rispettivamente a sinistra il monte Agnello (2358 m) e il massiccio del Cornòn (2189 m) e a destra la pala di Santa (2488 m), il monte Prestavel (1994 m) e il monte Cucàl (1704 m). Merita citare anche il Lagorai (2754 m) che pur non toccando orograficamente la valle di Stava, si trova di fronte ad essa, a sud. Con le sue cime scure e maestose di porfido quarzifero delimita il confine tra la valle di Fiemme, la Valsugana e il Vanoi, estendendosi dal Passo Rolle alla Panarotta.
Amministrativamente la valle di Stava fa parte del comune di Tesero (1000 m) che, con i suoi quasi 3.000 abitanti, è il terzo centro abitato più popolato della valle di Fiemme. Del comune, che vede il nucleo abitativo principale sulla sponda sinistra della valle di Stava, fanno parte le frazioni di Lago, a sud del centro abitato, presso la confluenza fra il rio Stava e il torrente Avisio, e di Stava, a nord (1224 m) nella conca omonima. La località più a nord della valle, sopra Stava, è Pampeago (1757 m) già sfruttata per l’alpeggio e lo sfalcio del fieno ed ora nota stazione sciistica.
Il primo Documento storico che cita il toponimo “valle di Stava” risale al 1269. Si tratta di una pergamena datata il 6 settembre 1269 e redatta a Bolzano da Pasquale, notaio del Re Corrado. Oggi è conservata presso l’Archivio Comunale di Tesero e contiene un’affittanza dell’Alpe di Pampeago da parte del Conte del Tirolo Mainardo a Giuliano del fu Boninsegna di Cavalese. Il testo descrive la posizione geografica dell’Alpe di Pampeago, piccola frazione a nord di Tesero: «[L’alpe] è situata nel territorio di Fiemme, a monte del paese di Tesero in luogo detto Val di Stava. Sono confinanti da una parte la Regola* di Nova [Ponente], dall’altra la Regola di Predazzo, o più precisamente il Monte Vardabio, ed all’estremità il territorio di Fiemme detto Cornon».
*L’antico termine “Regola” indica l’accordo tra gli appartenenti a una comunità. Fin dal Medioevo in seno alla Magnifica Comunità di Fiemme la “Regola” rappresentava contemporaneamente una istituzione amministrativa, l’assemblea e il territorio di quella istituzione. In questo contesto la parola Regola sta a indicare il territorio.
L’origine del toponimo rimane incerta; un’ipotesi definisce la parola “Stava” come la composizione dialettale di sòt, che in italiano significa “sotto”, e àva ovvero “acqua, ruscello”. Secondo questa ipotesi fu il torrente a dare il nome alla valle e non viceversa.
Il tratto medio-basso della valle di Stava, compreso fra Tesero e la omonima frazione, è una delle aree della valle di Fiemme più anticamente abitate e sfruttate per il sostentamento della popolazione. Osservando infatti una qualsiasi carta geografica della valle di Stava, si può notare come sia soprattutto la parte meridionale a essere stata maggiormente antropizzata, in particolare la sponda sinistra, dove si trovano, partendo da sud, Tesero, località Propian, località Palanca e la conca di Stava con l’omonima frazione. Proseguendo verso nord, bisognerà aspettare di arrivare fino all’alpe di Pampeago prima di trovare qualche insediamento umano.
Raccontare la storia delle attività economiche degli insediamenti collocati sulle rive del rio Stava, legate principalmente alla coltivazione del terreno, all’allevamento e alla lavorazione del legno ma non solo, è un modo per raccontare la storia dell’intera valle ed assume una maggiore valenza ed interesse dopo il disastro industriale dovuto al crollo dei bacini di decantazione al servizio della miniera di fluorite di Prestavèl che nel 1985 ha letteralmente raso al suolo la valle.
Con queste premesse la sintesi elaborata si compone delle sezioni che descrivono gli edifici e le attività che vi si svolgevano ed in buona parte si basa su testi ed immagini raccolte in una mostra fotografica realizzata dagli alunni delle scuole medie di Tesero negli anni scolastici 1985-1986 e 1994-1995 come riportato in maniera dettagliata nell’introduzione “Dove Stava una valle“.
Non fanno parte della sintesi le tematiche legate a genesi, cause e responsabilità della catastrofe di Stava del 19 luglio 1985 per le quali si rimanda alla sezione relativa.