Il progetto Master Sigeo
– Ultimo aggiornamento 31 ottobre 2008 –
MASTER UNIVERSITARIO DI II LIVELLO IN ANALISI E GESTIONE DI SISTEMI GEOTECNICI
PREMESSA
Il crollo dei bacini di decantazione degli sterili residuati dal trattamento per flottazione della fluorite di Prestavel in Val di Stava, avvenuto il 19 luglio 1985, provocò la morte di 268 persone e ingenti danni materiali e ambientali.
Per dimensioni e numero di vittime quella della Val di Stava è una delle più gravi catastrofi al mondo dovute al collasso di strutture geotecniche.
Stando a quanto evidenziato nelle sentenze del procedimento penale che si sono concluse con la condanna di dieci imputati riconosciuti colpevoli dei reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, il crollo dei rilevati era prevedibile e sarebbe potuto essere evitato. “Nella vicenda di Stava – nota infatti il Giudice Istruttore nella sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio – si può ravvisare quella prevedibilità del crollo che sarebbe dovuta essere chiara se l’incultura degli operatori non avesse interagito con l’imperizia, la negligenza, l’imprudenza, la superficialità, l’ignoranza, l’assenza di consapevolezza, il mancato rispetto delle norme, le omissioni nei controlli”.
A vent’anni da quella tragedia gli incidenti in bacini di decantazione a servizio di miniere continuano ad avvenire al ritmo pressoché costante di due incidenti in media all’anno.
Oltre a cagionare la morte di centinaia di persone, questi crolli e il riversarsi di fanghi inquinanti a valle delle discariche provocano ovunque anche gravissimi danni economici e ambientali.
Il fatto che dopo la catastrofe della Val di Stava incidenti rilevanti continuino ad accadere testimonia la scarsa attenzione riservata a tali strutture dalle società concessionarie e dagli organismi preposti ai controlli ed è sintomo dell’alto grado di instabilità di questo tipo di manufatti.
L’esperienza vissuta in Val di Stava induce a mettere in guardia sul pericolo che può dirsi celato, ab origine, in questo tipo di strutture.
Il rischio connesso alla presenza, ovunque nel mondo e anche sul nostro territorio nazionale, di molti bacini di decantazione spesso dismessi e abbandonati in condizioni simili a quelle in cui si trovavano al momento del crollo i bacini di decantazione di Prestavel (con milioni di metri cubi di fanghi inquinanti non decantati o solo parzialmente decantati ed evidente presenza di acqua nei rilevati arginali in sabbia) è tuttora presente e attuale.
E’ quindi indispensabile che vengano formati dei tecnici con competenze specifiche nel campo della verifica di stabilità di tali manufatti e che gli stessi acquisiscano le conoscenze necessarie per individuare e porre in atto nei singoli casi le misure opportune per la loro messa in sicurezza.
E’ auspicabile inoltre che si diffonda un atteggiamento di maggior consapevolezza, prudenza e attenzione sia fra gli operatori del settore che fra gli amministratori pubblici che hanno responsabilità nella gestione del territorio.
L’IMPEGNO PER LA “MEMORIA ATTIVA” DEI FATTI DI STAVA
L’impegno della Fondazione Stava 1985 Onlus è volto a mantenere la memoria dei fatti di Stava e ad evitare il ripetersi di simili catastrofi, prevedibili ed evitabili.
È importante, quindi, e necessario migliorare le conoscenze tecnico-scientifiche nel campo specifico della progettazione, costruzione, gestione e controllo di strutture geotecniche, con particolare attenzione agli impianti per lo stoccaggio dei rifiuti dell’industria estrattiva, e concorrere inoltre a creare e rafforzare negli addetti ai lavori, nella classe politico-dirigenziale e nell’opinione pubblica quella “coscienza delle proprie personali responsabilità” che è mancata a Stava e in innumerevoli altre occasioni.
La proposta della Fondazione Stava 1985 Onlus è intesa a ricercare collaborazioni scientifiche di livello cui affidare l’esperienza prima tragica e poi civile maturata in questi anni, nella convinzione di riuscire a contribuire positivamente al progresso di una società che è chiamata a fare tesoro della propria memoria e dei propri errori.
LA DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO
E DEL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA
RELATIVA ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI DELLE INDUSTRIE ESTRATTIVE
Il 15 marzo 2006 il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno adottato la Direttiva 2006/21/CE relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive. Nelle considerazioni politiche formulate in premessa alla proposta di Direttiva presentata il 2 giugno del 2003 la Commissione Europea ricorda gli incidenti verificatisi ad Aberfan (Galles, 1966), Stava (Italia, 1985), Aznalcóllar (Spagna, 1998), Baia Mare e Baia Borsa (Romania, 2000) (vedi la pagina “Le analogie”) e spiega che “il principale motivo di preoccupazione a livello mondiale è il cedimento delle strutture di deposito degli sterili”.
La Commissione calcola che in Europa il volume annuo di tali rifiuti superi i 400 milioni di tonnellate e invita gli Stati membri a valutare le potenziali e catastrofiche conseguenze di eventuali incidenti analoghi a quello di Stava: le ripercussioni ambientali e socioeconomiche – sottolinea la Commissione – possono durare a lungo nel tempo e gli interventi correttivi, oltre ad essere estremamente difficili da attuare, possono comportare costi elevatissimi.
La Direttiva adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea mira ad istituire un quadro giuridico specifico per questo particolare flusso di rifiuti ed è volta, nel contempo, ad incentivare la ricerca scientifica nel settore. Si legge infatti nelle considerazioni formulate in premessa nella Direttiva (comma 21):
“Per garantire che le strutture di deposito dei rifiuti delle industrie estrattive siano costruite adeguatamente e sottoposte a corretta manutenzione, gli Stati membri dovrebbero intervenire opportunamente per garantire che la progettazione, l’ubicazione e la gestione di tali strutture siano sotto la responsabilità di persone competenti sotto il profilo tecnico. La formazione e le conoscenze acquisite dagli operatori e dal personale devono essere tali da garantire loro le competenze necessarie.”
L’attenzione alla formazione del personale è evidente anche nella proposta della Commissione la quale, nelle considerazioni politiche formulate in premessa, sottolinea che “la realizzazione delle strutture di deposito degli sterili avviene in un arco di tempo prolungato … e quindi la qualità dei progetti non è sufficiente: occorrono anche una supervisione e un monitoraggio attenti, costanti e ripetuti per un lungo periodo di tempo. Dal punto di vista della sicurezza, è essenziale che i responsabili nominati siano persone qualificate con attribuzioni e poteri chiari. È necessario, inoltre, che le condizioni di sicurezza siano periodicamente riesaminate e controllate e che il personale abbia una formazione adeguata affinché ciascuna società estrattiva apporti ai progetti le variazioni eventualmente rese necessarie dal mutare delle condizioni. Allo stesso modo, sono necessarie persone qualificate che, agendo per conto delle autorità competenti, garantiscano una gestione responsabile tenendo sotto controllo l’evolversi delle condizioni o intervenendo senza indugio in caso di problemi”.
La preoccupazione per interventi di lungo periodo è ripresa dalla Direttiva, tant’è che nelle considerazioni formulate in premessa si legge (comma 22 e 30):
“Occorre stabilire procedure di monitoraggio durante l’esercizio e la gestione successiva alla chiusura delle strutture di deposito dei rifiuti. E’ necessario che gli Stati membri garantiscano che sia stilato un inventario delle strutture di deposito dei rifiuti chiuse, comprese quelle abbandonate, ubicate sul rispettivo territorio al fine di individuare quelle strutture che hanno gravi ripercussioni negative sull’ambiente o che, a breve o medio termine, possono rappresentare una grave minaccia per la salute umana o per l’ambiente”.
La proposta formulata dalla Commissione Europea nel 2003 e la Direttiva adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea nel 2006 collimano perfettamente con l’impegno della Fondazione Stava 1985 Onlus volto ad evitare il ripetersi di catastrofi simili a quella della Val di Stava.
FORNIRE COMPETENZA: IL MASTER UNIVERSITARIO DI SECONDO LIVELLO IN “ANALISI E GESTIONE DI SISTEMI GEOTECNICI” SIGEO
Le strutture di deposito dei rifiuti delle industrie estrattive sono sistemi geotecnici complessi che richiedono non solo specifiche competenze di settore, ma anche la capacità di cogliere l’interdipendenza degli aspetti geologici, geotecnici, sanitari ed organizzativi che ne determinano le condizioni di sicurezza.
La proposta della Fondazione Stava 1985 Onlus tesa ad istituire un Master universitario di II livello in “Analisi e gestione di sistemi geotecnici” è stata condivisa da docenti delle Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Trento e del Politecnico di Torino, della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Modena e Reggio Emilia e del Centro di Ricerca sull’Organizzazione Aziendale dell’Università Commerciale Bocconi di Milano, operanti in ambito geotecnico, geologico, idraulico ed economico.
Finalità del Master è quella di fornire ai tecnici delle pubbliche amministrazioni, delle strutture di protezione civile, delle società di progettazione e delle imprese, che operano nel settore dell’ingegneria geotecnica, le professionalità per prevedere il comportamento e l’impatto ambientale di opere interagenti con il terreno e di opere di terra, tra cui le strutture di deposito dei rifiuti delle industrie estrattive, al fine di individuare le condizioni di rischio e progettare gli interventi necessari alla loro messa in sicurezza.
La proposta didattica prevede di incentivare un approccio interdisciplinare al problema, fornendo le basi metodologiche per la gestione dei processi organizzativi e relazionali con un approccio di “alta affidabilità”, al fine di utilizzare una sinergia tra popolazione e tecnici, sia costruttori che gestori e controllori, nel mantenimento della sicurezza come nella gestione di una eventuale condizione di rischio. Il Master fornirà una preparazione tecnica professionale tale da consentire di svolgere mansioni di coordinamento di progetti, costruzione, gestione e controllo di sistemi geotecnici, così come una conoscenza approfondita delle responsabilità sottese a tali incarichi.
La caratteristica principale del Master sarà caratterizzata dalla connessione tra know how tecnico, giuridico, ambientale ed economico. Il Master sarà arricchito da un modulo esperienziale (stage) in cui lo studente fa esperienza diretta nella individuazione degli scenari di rischio e degli interventi per la loro eliminazione. In questo modo il Master diventa uno strumento per censire i diversi siti di stoccaggio di rifiuti delle attività estrattive presenti nelle regioni italiane e all’estero, nonché individuarne le condizioni di pericolo. Il Master è un luogo di incontro tra portatori di competenza scientifica, detentori di interesse e casi studio; per questo potrà costituire anche un incentivo allo svolgimento di attività di ricerca per la previsione e la prevenzione delle condizioni di rischio.
L’ambito privilegiato del Master è, oltre a quello italiano, quello est-europeo e dei Paesi in via di sviluppo, dove si sta dislocando la maggiore concentrazione di attività estrattive e, quindi, di messa a dimora degli sterili. Il Master avrà durata annuale (12 mesi), sarà residenziale e verrà proposto con cadenza biennale. Il Master deve essere a costo zero per le Università e dovrà pertanto avvalersi di sponsor esterni e delle tasse di iscrizione pagate dagli studenti.
L’auspicio della Fondazione Stava 1985 Onlus è che con il Master si avvii una collaborazione fra le diverse competenze scientifiche, istituzionali e civili, capace di offrire una soluzione concreta all’urgenza di garantire condizioni di sicurezza delle strutture geotecniche e in particolare delle strutture di deposito degli sterili residuati dal trattamento dei minerali.
Progetto Master Sigeo – Scheda