Le fucine e le mascalcìe

Ferri di cavallo: i due anteriori a destra, i due posteriori a sinistra.

Le fucine e le mascalcìe

[vc_row][vc_column][vc_column_text] La fucina ("Fosìna") L'officina dove il fabbro lavora il ferro per ricavarne attrezzi  ed altri manufatti è detto comunemente fucina. Mascalcìa è invece il termine tecnico usato per indicare il laboratorio del maniscalco, il fabbro che prepara ed applica i ferri agli zoccoli dei cavalli e dei bovini da traino. Di fatto i fabbri della Val di Stava esercitavano anche il mestiere di maniscalco. Nelle loro fucine la forza ricavata dall'acqua era impiegata per muovere vari macchinari ed in particolare per il funzionamento dei magli - i martelli meccanici usati per battere il ferro - e del mantice che

Anni '40 del Novecento - Vista dall'alto

La “Chenàra’

[vc_row][vc_column][vc_column_text]L’essicatoio per la produzione di semi di conifera era l’edificio forse più originale della via Mulini a Tesero. Il nome "chenàra", con il quale era chiamato l'impianto, deriva da "chèni", il termine localmente usato per indicare gli strobili o pigne di conifera. I forni e vari macchinari consentivano l'essicazione degli strobili, l'estrazione dei semi, la loro pulitura e conservazione. La "chenàra", costruita nel 1860 al posto di un vecchio mulino, rimase in funzione fino al 1977. Funzionamento Il canale (ròsta), con l'acqua proveniente dal Rio Stava, alimentava una turbina modello “Francis” verticale custodita all’esterno in un ambiente apposito. L’ingranaggio era

Le falegnamerie

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La prima documentazione rinvenuta riguardante una falegnameria sul rio Stava risale al 1909 . Dondio Francesco di Vigilio e Kalser Tomaso fu Luigi presentano domanda in Comune e ricevono autorizzazione per attivare una falegnameria al n. Civ. 336-337 (al ponte). Successivamente sono numerose le aziende che adeguano, adibendoli a falegnameria,  edifici esistenti. Nella sezione documenti di questa pagina sono riportate delle schede di dettaglio sui laboratori più importanti: la falegnameria Cooperativa, Bepi Serramenti (già I.A.L.T.), la falegnameria Sociale, il mobilificio DEPAL, la torneria dei Pignari. Le falegnamerie lungo il rio Stava erano specializzate soprattutto nella produzione di serramenti interni ed

Segantini al lavoro - Anni '30 del Novecento

Le segherie

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Le segherie ad acqua erano parte integrante di un sistema tecnico, concepito per lo sfruttamento delle risorse legnose, legato allo sviluppo sociale ed economico dei territori di montagna. La segheria detta "alla veneziana" si è diffusa ai tempi della Repubblica di Venezia nelle zone ricche di legname per distinguerla da quella “Angustiana” originaria dell’Europa centrale. Si ritiene che l’introduzione delle segherie ad acqua possa collocarsi intorno al XIII secolo. Particolari tecnici La veneziana era contraddistinta da sega a lama unica funzionante per mezzo della forza idraulica. L’acqua veniva incanalata e condotta nel canale di presa. Il cosiddetto “banco de presa”

Le cartiere

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Alcuni degli edifici che sorgevano lungo il rio Stava furono adibiti per un determinato periodo, principalmente nella seconda metà dell’Ottocento, a “fabbriche di carta paglia”. Sfruttando l'energia fornita dall'acqua del torrente per i loro macchinari, producevano carta grossolana di diversi formati, in genere per alimenti, attraverso la lavorazione di fibre vegetali. Il periodo in cui il mercato richiedeva quel prodotto fu abbastanza limitato e gli edifici, che originariamente erano mulini o segherie o fucine, subirono presto altre trasformazioni e destinazioni d'uso. I documenti ci parlano di due cartiere effettivamente riconosciute come tali: la Cartèra Bertagnolli e la Cartèra Detuoni. Oltre

Casa Mich «Vèsü»: canale del mulino «dei Cüchi» e ruota del trinciaforaggi del «Vèsü» (anno 1933)

I mulini

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Non è possibile stabilire con precisione l'epoca in cui furono costruiti i primi mulini ad acqua sul rio Stava, ma la loro comparsa risale certamente a molti secoli fa, se già nel 1378 lo Stava è indicato come "rio dei mulini" in una pergamena conservata nell'archivio comunale di Tesero. L’omonima via Mulini (“le rü”, nella parlata locale) costeggia la destra orografica del rio partendo dalle imponenti arcate dei due ponti. Il ponte sul rio Stava (note storiche)venne documentato per la prima volta nel 1188. Nel 1378 ne venne regolamentata la manutenzione che spettava non solo agli abitanti di Tesero ma,

La centrale idroelettrica

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Ubicazione In località “al Mèchel”, versante sinistro del rio Stava, presso la sua confluenza nel torrente Avisio, sulle p. ed. 594 e 885. Notizie storiche La centrale elettrica del Comune di Tesero fu costruita nel 1908. L’impianto venne approntato dell’elettrotecnico di Proves (BZ) Pietro Maierhofer che vi installò una turbina, tipo Pelton, della ditta Vereinigte Maschinenfabriken Rüsch & Ganahl di Dornbirn (Voralberg, Austria): caduta di 73m, con una portata di 140 l/s che svilup­pava una forza media di circa 100 cavalli. Nel 1910 lo stesso elettrotecnico installò una seconda turbina Pelton acquistata dalla medesima ditta: caduta di 70m, con portata

L’acqua del Rio Stava

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La presenza di un corso d’acqua con buona portata in tutte le stagioni ha favorito gli insediamenti umani e il sorgere di laboratori lungo le sue rive. La forza idrica era alla base del funzionamento dei mulini presenti lungo il rio Stava e le tecniche costruttive prevedevano sistemi atti al convogliamento dell'acqua in prossimità del mulino, allo sfruttamento della sua energia ed alla trasmissione dei movimenti. La canalizzazione Dal rio Stava, mediante un basso argine d'invito costruito sul letto del torrente, l'acqua veniva convogliata verso una presa che immetteva nel canale di derivazione per l'alimentazione del mulino. Quando il mulino

La Val di Stava

[vc_row][vc_column][vc_column_text] Situata in Trentino, più precisamente sulla destra orografica di Fiemme, la valle di Stava è il solco vallivo che si estende geograficamente da nord-est a sud-ovest, sud, incurvandosi leggermente al suo centro all'altezza della conca di Stava. Viene percorsa dal rio omonimo che nasce nel gruppo dolomitico del Latemar (2846 m) e sfocia nel torrente Avisio, dopo un percorso di 8.5 km. La valle è incorniciata da alcune montagne delle Dolomiti Occidentali che, dal 2009, sono parte del Patrimonio Mondiale dell'Unesco. A nord della vallata si trova la catena del Latemar (2846 m), formata da rocce di tipo dolomitico e

Veduta dei mulini esistenti in passato a valle del ponte in località Cortàl: in primo piano il mulino «del Tonàcio», quindi il mulino «del Ràsa», infine, ai piedi del ponte, il mulino «del Moréto»

Dove Stava una valle – La mostra

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La prima idea di questa esposizione nacque nell’autunno del 1985 all’interno della Scuola Media di Tesero che aveva perduto non pochi alunni nel disastro industriale dovuto al crollo dei bacini di decantazione della miniera di Prestavél. La massa di fango aveva causato la morte di 268 fra uomini, donne, ragazzi e ragazze, bambini e bambine e aveva stravolto un’intera valle cancellando abitazioni, rustici, alberghi, opifici e tutto quanto ricordava secoli di vita e di lavoro. Per questo gli insegnanti decisero di avviare con gli alunni una ricerca che portasse, per quanto possibile, alla ricostruzione della storia della Val di Stava